Torniamo a parlare di PNRR (Piano nazionale di rilancio e resilienza) e lo facciamo gettando uno sguardo più ampio a livello europeo. Qualche giorno fa avevamo visto come l’Italia, con i suoi 600 milioni di euro destinati alla costruzione di 1.800 km di piste ciclabili, fosse tra i paesi dell’Unione Europea che aveva destinato maggior fondi allo sviluppo della rete ciclistica nazionale (0.3% dell’intero piano). Come si stanno comportando gli altri membri dell’UE?
Un totale di quasi 1.3 miliardi di euro è stato finora impegnato attraverso i PNRR dei vari paesi per la mobilità ciclistica nazionale. Ancora poco, secondo uno studio condotto da ECF-European Cyclists’ Federation, che pone l’attenzione su come oltre la metà degli Stati membri dell’UE stia trascurando la bicicletta nei loro piani di ripresa post-pandemia, perdendo miliardi di euro in benefici economici e sanitari.
Il rischio di un’occasione mancata
Le parole di Jim Warren, CEO di ECF sono lapidarie. “La bicicletta è emersa come il modo di trasporto più resistente durante la pandemia COVID-19, consentendo a milioni di cittadini dell’UE di rimanere attivi e in salute” afferma Warren “Più europei che mai vanno adesso in bicicletta e i governi dell’UE devono ora intensificare e sostenere questo slancio positivo includendo la mobilità in bicicletta nei loro piani di ripresa”. Il pensiero di Warren è chiaro: gli stati membri rischiano di mancare un’opportunità irripetibile per sviluppare la propria viabilità ciclistica e ridurre le emissioni di CO2 dei trasporti salvaguardando la salute dei propri cittadini. Se l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030 è di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55%, il cambiamento non può prescindere dai modelli di mobilità dei cittadini dell’UE.
Dello stesso avviso è Manuel Marsilio, Direttore generale della Confederation of the European Bicycle Industry. “Il totale di 1.3 miliardi di euro finora impegnato per migliorare l’esperienza ciclistica in tutta l’UE, è ancora una cifra modesta rispetto a quello che potremmo vedere” è il pensiero di Marsilio “I paesi dell’UE devono riconoscere che gli investimenti in bicicletta sono il modo migliore per migliorare strutturalmente i modelli di mobilità delle persone mentre si creano posti di lavoro verdi e si stimola l’economia”. Il sito di ECF riporta uno studio del 2014 secondo il quale raddoppiando la mobilità ciclistica nell’UE si giungerebbe a più di 1 milione di posti di lavoro legati alla bicicletta in Europa.
Italia in verde, il Belgio lo stato con la percentuale di fondi per la bici più alta
ECF ha studiato i PNRR dei vari stati dell’Unione Europea e ha suddiviso quest’ultimi in colori (verde, giallo e rosso) in base a quanta parte dei piani siano stati destinati alla mobilità ciclistica. L’Italia ha avuto semaforo verde insieme ad altri 5 stati. Il Belgio, terra di biciclette e di ciclismo (una vera e propria religione, ad esser sinceri) è lo stato più “virtuoso” con 473 milioni euro stanziati per investimenti in bicicletta che equivalgono all’8% del suo PNRR. Oltre alla costruzione di piste ciclabili nella regione settentrionale delle Fiandre e intorno a Bruxelles, il piano belga è quello di migliorare l’accessibilità alle stazioni ferroviarie e costruire parcheggi custoditi per tenere le bici al sicuro.
Tra gli “stati verdi” figurano anche la Romania che investirà 120 milioni di euro per sviluppare 3.000 km di piste ciclabili turistiche e completare il percorso ciclabile a lunga percorrenza EuroVelo 6. Anche Slovacchia e Lettonia hanno destinato una buona percentuale dei fondi allo sviluppo della mobilità ciclistica. La Francia, infine, destinerà 100 milioni di euro (0.25% del PNRR) per finanziare il suo piano nazionale per il ciclismo ed è in procinto di introdurre un piano per ridurre la presenza di auto in città. Qua la protagonista è l’eBike. Per il cittadino francese che deciderà di rottamare la propria auto, ci sarà un premio per l’acquisto di una bici elettrica.
Germania e Spagna, i grandi stati rossi
Tra gli stati membri che hanno destinato meno risorse alla bici spicca sicuramente la Germania. La scelta del governo tedesco suona quasi come un’autogol. Sono stati infatti stanziati 3.2 miliardi di euro per l’acquisto di auto elettriche e ibride, ma nessun accenno è stato fatto all’eBike. Curioso visto i dati di crescita di questo mercato nel 2020 (ne abbiamo parlato qui) e l’obiettivo dichiarato di diventare una nazione ciclistica entro il 2030. Una scelta che appare quasi anacronistica visto che, come dichiarato dal CEO di Cycling Industries Europe Kevin Mayne, la vendita di eBike in Europa nel 2020 supera i 5 milioni, quasi quattro volte il numero delle auto elettriche.
Dimenticanza che contraddistingue anche la Spagna. Nel proprio PNRR, lo stato iberico cita un piano per la mobilità sostenibile, sicura e connessa nelle aree urbane ma nessun accenno esplicito è fatto alla bici. Fatto curioso visto che sempre la Spagna si pone come obiettivo quello di connettere ai grandi centri le persone che vivono in aree spopolate o remote e migliorare la mobilità elettrica per stabilire zone a bassa emissione. Il piano spagnolo ha un grande potenziale che rischia però di rimanere inespresso se non declinato, almeno in parte, alla bicicletta. Una eBike infatti, visto che di elettricità si parla, potrebbe ridurre sensibilmente le distanze a cui si fa riferimento oltre che portare beneficio dal punto di vista climatico.