“On Tour” è la nuova rubrica di eBike.it che porta i suoi lettori alla scoperta delle bellezze del nostro Paese attraverso l’esperienza diretta dei propri collaboratori. Paesaggi mozzafiato, arte, cultura, sapori. Tutto ciò che si può scoprire pedalando in sella ad una eBike. Questa prima puntata è dedicata alla Valbelluna. Tre giorni di pedalate tra le Prealpi e le Dolomiti, da Feltre a Belluno fino alla cima del Nevegal passando per antichi borghi, castelli, laghi e birrerie. Allacciate il casco, riempite d’acqua la borraccia, controllate che la batteria della vostra eBike sia pienamente carica. Fatto tutto? Benissimo, partiamo!

(Leggi qui il resoconto del primo giorno di pedalata in Valbelluna alla scoperta del territorio feltrino)

(Leggi qui il resoconto del secondo giorno di pedalata in Valbelluna da Feltre a Belluno passando per il Castello di Zumelle)

Valbelluna Educational - Credits by AT Communication

Belluno, la città di Dino Buzzati e delle spade

Ultimo giorno di pedalata in Valbelluna. L’obiettivo di oggi è arrivare fino alla vetta del Nevegal in quello che è considerato il balcone delle Dolomiti. Spingerò la mia eBike al massimo, non risparmiando la batteria, per testare la potenza del mezzo. Punto ad arrivare in cima a Nevegal con un filo di carica. Prima di partire però, è doveroso dare uno sguardo a Belluno. Per la sua posizione strategica situata alla confluenza del torrente Ardo e del Piave, la città dolomitica è stata protagonista in entrambe le guerre mondiali. Il fascino delle sue montagne, così vicine da incutere anche un po’ di timore, sono state magistralmente descritte da uno dei suoi figli prediletti: Dino Buzzati. Belluno è una città ricolma di storia, e il nuovo Museo Civico è una tappa obbligatoria prima di iniziare a pedalare.

Dal 2017 si trova a Palazzo Fulcis, uno degli edifici più importanti del 700 veneto a pochi metri dalla cinta muraria che immette nel centro storico. Il luogo trasuda arte in 24 stanze dislocate su 5 piani. Più si sale, più le opere diventano ammalianti. In quella che una volta era la soffitta adibita a granaio, oggi è ospitato uno dei dipinti più belli del pittore bellunese Sebastiano Ricci: La caduta di Fetonte. Imponente, magistrale. Curiosa è invece una sorta di lista della spesa o forse un inventario dei domestici di Palazzo Fulcis scritta sul muro come promemoria.

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Il dettaglio di uno dei saloni di Palazzo Fulcis

Suggestiva è anche la Sala degli Spadai. A partire dalla seconda metà del XIV secolo in Valbelluna fiorì una ricca produzione di spade che raggiunse il suo massimo nel XVII con consegne in Europa, Medio Oriente e persino in India. Le spade realizzate era richieste per la loro pregevole fattura e il loro acciaio resistente. Ce ne sono di tutti i tipi, corte e lunghe, pesanti spadoni e armi più affusolate adatte per combattere a bordo di nave. Alcune riportano tratti marcatamente orientaleggianti. Sono spade che geograficamente spaziano dal Veneto al Marocco e oggi mostrano il loro acciaio lucente in queste teche immerse nelle Dolomiti.

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Vista del Lago di Santa Croce

Prima della scalata, un salto al lago

Dopo la visita al nuovo Museo Civico di Belluno è il momento di montare in sella. Oggi pedaleremo per 56 km ma il giro in eBike avrà oltre 1300 metri di dislivello. L’obiettivo è infatti quello di giungere fino a Nevegal e andare oltre per godere della vista dal balcone delle Dolomiti. Intanto però, la partenza è soft lungo la ciclabile che porta da Belluno fino a Cortina d’Ampezzo. Si attraversa nuovamente il Piave in località Ponte nelle Alpi per poi immergersi nella natura con un tratto di sterrato per niente impegnativo che costeggia il Canale Cellina. Controllo costantemente la batteria della mia eBike, come detto oggi spingerò al massimo il motore in salita senza risparmiarla per testarne la durata.

La prima sosta è fissata al Lago di Santa Croce dopo 22 km. Il percorso attraversa in parte l’Oasi naturalistica di Sbarai. Percorriamo la strada rialzata sull’argine, scorgendo in lontananza gli amanti del kitesurf che si preparano ad una giornata al lago. Giunti nelle vicinanze, il richiamo di una lunga pozza da guadare è troppo forte per resistergli. Scendo a pelo del lago, inserisco il boost, e plano sull’acqua sprigionando potenza al massimo. Ho la fanghiglia argillosa fin sopra i capelli ma lo rifarei altre 10 volte. Grazie alla spinta del motore elettrico l’inevitabile resistenza dell’acqua è stata superata e il viaggio può proseguire verso il lago.

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La riva del Lago di Santa Croce paradiso di velisti e kiters grazie al vento termico che soffia da sud verso nord dalle prime ore del pomeriggio fino a sera con una intensità variabile tra i 5 e i 10 m/s.

L’ascesa verso Nevegal

La pace e la serenità che infonde la vista del Lago di Santa Croce anticipa la scalata verso Nevegal, rinomata stazione sciistica delle Prealpi Bellunesi. Ciclisticamente parlando, la salita è diventata famosa nel 2011 quando il Giro d’italia pose in vetta l’arrivo della sedicesima tappa, una cronoscalata che partiva da Belluno e arriva a Nevegal. A vincere fu lo spagnolo Alberto Contador e la potenza di questa impresa fu talmente ampia che per diversi anni la zona è stata meta di turisti spagnoli intenti a replicare le gesta del Pistolero di Pinto. Oggi non percorreremo interamente la strada fatta dai corridori nel 2011, ma faremo alcuni tagli attraverso una strada secondaria in asfalto fino a oltre 1500 metri di quota.

La prima parte di salita ci porta a Cornolade. Sono poco meno di due km e mezzo con 162 metri di dislivello. Inserisco già il boost ricevendo assistenza massima dal motore. La vista sul lago da questo abitato è semplicemente mozzafiato e merita la sosta per una foto. Proseguiamo con la strada che si impenna sempre di più fino a giungere in località Roncan. Lì, svoltiamo a destra e percorriamo una lingua d’asfalto stretta immersa nei campi che riporta sulla strada principale a più alta viabilità in direzione Nevegal. Sono poco meno di 2 km ma il dislivello anche qui è di 124 metri.

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Nonostante porti ancora sulla schiena i segni del guado sul lago, non posso restare indifferente alla vista da Cornolade

Adesso i tagli sono finiti, resta solo la Strada Provinciale del Nevegal. La salita è impegnativa e non rinuncio neanche per un metro al sostegno del boost. Tengo sempre sott’occhio la batteria e giunto al piazzale dove è possibile ammirare le piste da sci adesso dipinte di verde mi accorgo di avere ancora (o solo?) due tacche. Mi ritengo soddisfatto, ma sono totalmente ignaro di quello che mi aspetta adesso. Per il momento, da quando abbiamo lasciato le placide sponde del Lago di Santa Croce abbiamo percorso 11 km di salita fino ai 1000 metri del Piazzale di Nevegal. Il bello, però, deve ancora venire.

Faverghera, un giardino botanico a 1535 metri d’altezza

Il prossimo step è infatti Il giardino botanico delle Alpi Orientali si trova sul versante settentrionale del Monte Faverghera. Lassù, assicurano, è possibile ammirare tutta la stordente bellezza delle Dolomiti. Il suggerimento è di arrivare al Piazzale di Nevegal con ancora metà batteria della vostra eBike perché il tratto in salita per arrivare fino al giardino botanico è veramente impegnativo. Per la prima volta in tre giorni di pedalata su e giù per la Valbelluna vado in difficoltà. Le pendenze sono toste, la strada non regala niente e temo che la batteria mi pianti in asso da un momento all’altro. Forse ho inserito il boost troppo presto, a fondo valle, quando potevo gestirmi maggiormente. Ma ormai non è più tempo di pensare a quel che è stato o che poteva essere: bisogna spingere sui pedali confidando che la vista in cima ripagherà di tutto lo sforzo. Dal Piazzale fino al Rifugio la Casera sono 5 km con 343 metri di dislivello. Impegnativi, poco da aggiungere.

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La strada continua a salire, e la batteria ormai è al limite. L’eBike non basta, servono anche gambe per giungere a La Casera

Sembra finita e invece non lo è. Dopo il rifugio si intravede una strada in acciottolato che continua a salire ed è lì che porto la mia eBike ormai giunta ad una tacca dalla fine della batteria. Insisto con il boost. Le sussurro di non abbandonarmi proprio adesso. Mi avvolge il silenzio mentre in lontananza vedo quello che penso sia un ripetitore e in realtà è il Rifugio Brigata Cadore. Sono quasi in cima, do gli ultimi colpi di pedale mentre il ciclocomputer si illumina di rosso. La batteria ha finito il suo egregio lavoro giusto in tempo per portarmi a pochi metri dall’Agriturismo Faverghera. Sono in cima, a 1535 metri d’altezza. Stanco? Sì. Soddisfatto? Tantissimo. Mi assale un senso di piccolezza mentre ammiro la vastità delle Dolomiti. Da questo vero e proprio balcone, nelle giornate prive di foschia, è possibile vedere il golfo di Trieste, la Laguna di Venezia e i Colli Euganei. L’Agriturismo Faverghera ci fa provare le specialità tipiche. Salame, bresaola di Falcade e formaggi con pepe e miele derivante dai loro 40 alveari. La fatica è già dimenticata. A 1535 metri, vicino all’orto botanico delle Alpi Orientali, dopo tre giorni di pedalate mozzafiato, la fusione tra sport, natura e gusto e finalmente completa.

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La strada che dal Rifugio La Casera porta al giardino botanico

 

 

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