C’è stato un tempo in cui sull’Isola di Culuccia viveva una sola persona. Si chiamava Ziu Agnuleddu ed è stato il proprietario di questo piccolo paradiso di 300 ettari in Gallura dal 1923 al 1996. Abitava l’isola senza elettricità e acqua corrente e mostrò il due di picche anche all’Aga Khan che, stregato dal posto, era intenzionato a comprarlo per renderlo una meta turistica esclusiva come già stava facendo in Costa Smeralda. Ziu Agnuleddu disse no e rimase il re incontrastato dell’Isola delle Vacche, altro nome del posto, per oltre 70 anni.

Sì, ma cosa c’entra l’isola di Coluccia con l’eBike? Per creare questo binomio tra natura incontaminata e bici a pedalata assistita è dovuta intervenire Yamaha. Il colosso giapponese ha stretto una collaborazione con l’Azienda Agricola Culuccia dando vita ad un progetto imprenditoriale che punta a riportare alla vita un’isola che era stata abbandonata, attraverso la valorizzazione del territorio, le produzioni agroalimentari di altissima qualità, nel rispetto della natura, del suo paesaggio e della sua storia.

Isola di Culuccia - Credits by Yamaha

L’isola delle vacche torna a splendere: una sinergia per la tutela ambientale

Come detto, Yamaha non è sola in questa nuova avventura volta alla valorizzazione del territorio. L’isola di Coluccia è “Oasi Permanente di Protezione Faunistica e di Cattura” dal 1992 e  “Area di notevole interesse” dal 2004. Per questo, ogni suo angolo è tutelato ed è “Zona di Protezione Speciale” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna minacciati o rari. E inoltre ha un nuovo proprietario.

Isola di Culuccia - Credits by Yamaha

Dal 2017 infatti, il re dell’isola è Marco Boglione, patron del marchio d’abbigliamento “Robe di Kappa”, che ha rivitalizzato il territorio riportandolo allo splendore di un tempo. Un lavoro che ha portato alla ristrutturazione degli antichi muretti a secco che offrono una vista mozzafiato su Spargi, Punta Sardegna, il fiordo della Baia d’Ulisse a Porto Pozzo e sulle Bocche di Bonifacio. Ma anche alla riabilitazione dei sentieri ricoperti dagli arbusti che per oltre 20 anni sono cresciuti sull’isola abbandonata. E proprio su quei sentieri, chi vorrà esplorare l’isola potrà farlo in sella ad un’eBike e non solo.

Yamaha fornirà i mezzi adatti per esplorare l’isola

Ed ecco dunque che entra in gioco Yamaha Motor che fornirà all’isola i mezzi più adatti per vivere ogni contesto. Dalle moto, ai motoscafi, passando necessariamente per le bici a pedalata assistita di Haibike che montano una motorizzazione del colosso giapponese. Il modello sarà uno speciale AllMtn dedicato all’isola. Un’altra nuova aggiunta alla famiglia Yamaha PW-X2 caratterizzata da un robusto e leggero telaio full carbon, il nuovo e migliorato motore PW-X2, una batteria da 600 Wh, la forma completamente rivista e una cinematica più progredita.

Isola di Culuccia - Credits by Yamaha

Questa bici con doppia sospensione consentirà di governare in sicurezza anche i terreni più impegnativi  dell’Isola di Culuccia e di godersi appieno l’avventura e-MTB. E per chi vorrà invece cimentarsi con queste eBike, saranno messi a disposizione i nuovi caschi da ciclismo con sistema di comunicazione integrato R1 EVO e M1. Il fatto che Yamaha intenda fornire all’isola anche delle bici a pedalata assistita sta a testimoniare lo sguardo che da sempre la casa nipponica rivolge al futuro. Basti pensare che proprio Yamaha nel 1993 inventò la prima bicicletta al mondo con assistenza elettrica (PAS). Non solo, ma il colosso giapponese, che produce soprattutto motori, punta a restituire qualcosa all’ambiente e cerca di farlo attraverso i motori elettrici per le eBike.

Isola di Culuccia - Credits by Yamaha

È bene dire che nelle intenzioni sia del proprietario Marco Boglione che di Yamaha stessa, l’Isola di Culuccia non deve diventare una sorta di luna park per moto e eBike. Così facendo si minerebbe, innanzitutto, l’ecosistema del territorio ma anche, in qualche modo, si farebbe un torto a Ziu Agnuleddu che con tanta pervicacia l’ha mantenuta “libera” per cinquant’anni. La parola d’ordine è tutela ambientale e scoperta del territorio, attraverso le sue bellezze e i suoi prodotti.

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